Motivazione e stimolo
Mi rifaccio alla precedente relazione su “socialità, docilità e duttilità”, per continuare nelle riflessioni.
Socialità, docilità e duttilità ci spiegano il perché dei comportamenti di un cucciolo e come fare per interpretarli correttamente.
Sono qualità naturali che, una volta capite, si possono usare a nostro vantaggio, per creare un collegamento tra noi e un essere vivente di specie diversa, in modo da avere un ponte di comunicazione che ci faccia interagire correttamente. L’umano può interpretare i segnali del cane ragionando sulle sue esigenze, (appartenenza al branco e soddisfacimento delle esigenze legate alla sopravvivenza e al benessere), e fornendo al cane stesso indicazioni su come applicare le sue qualità naturali per conformarsi alla vita del branco e trovare una collocazione che lo soddisfi.
Ma il metodo per ottenere la corretta risposta del cane? Il tramite tra il nostro linguaggio e il suo, qual è?
Qui entra in gioco la motivazione. Imparare le regole di un branco è, per un cucciolo, il primo vero compito e anche il più importante per il futuro inserimento nella società e nella Natura. L’inizio di tutto è incentrato su mamma, fratelli, tana.
Non ci sono veri e propri pericoli, eppure mamma insegna ai cuccioli ad allinearsi al suo fianco per ottenere il cibo, perché in futuro dovranno rimanere al suo fianco negli spostamenti, quando i pericoli cominceranno a farsi vedere all’orizzonte. Mamma ottiene l’attenzione dei cuccioli e, questa attenzione, è l’unico modo per i piccoli di applicare le proprie qualità naturali correttamente e imparare le dinamiche di branco.
Mamma può usare degli stimoli esterni per ottenere questa attenzione. La predina, portata da mamma e scossa davanti ai cuccioli, è lo stimolo al gioco che verrà riproposto, da grandi, nelle attività di predazione e caccia.
Il “salsicciotto” che gli umani usano nel lavoro sull’aggressività, è simile alla predina che porta mamma. E’ uno stimolo, qualcosa di esterno che cattura l’attenzione per uno scopo preciso. Ma la motivazione va al di là di questo, la motivazione è mamma (canina o umana che sia), è il desiderio del cucciolo di seguire le indicazioni della sua guida, di mettere la propria docilità e duttilità in condizione di correttamente indirizzate per essere soddisfatte.
Entro nel caso specifico.
Uria ha ormai più di due anni e mezzo. E’ un gregario, quindi ha decisamente bisogno di una guida, ma è anche una sentinella, controlla sempre tutto ciò che succede e non perde di vista nulla. Ha una tempra medio bassa ma un temperamento piuttosto alto, quindi tutto ciò che accade fuori dagli schemi ordinari le causa reazioni di allerta. Io sono il punto di riferimento ogni qual volta la situazione comporta stress o novità estreme: fuori casa in posti nuovi, a contatto con estranei ecc. Ma, pur essendo un punto di riferimento, non rivesto ancora un ruolo motivazionale sufficiente a distoglierla da ciò che accade intorno. In più, nel momento in cui la situazione non è completamente sconosciuta o, comunque, lo stress diminuisce e rimane solo l’allerta, la sua indole di sentinella esploratrice fa sì che prenda decisioni autonome, dimostrando indocilità a mie richieste che non siano coincidenti con le sue intenzioni. Con Uria devo riuscire a lavorare sulla motivazione, devo diventare il centro del suo interesse.
Logan ha 10 mesi e mezzo. E’ nel pieno di quella che noi umani chiameremmo “adolescenza”. Non sa ancora quale sia il suo posto e pone un’infinità di domande che non sempre riesco a soddisfare. Ha una tempra maggiore di Uria e un temperamento più basso, il che mi permette di attirare la sua attenzione con meno fatica. Ma la sua motivazione, al momento… è Uria.
Arrivato a casa all’età di due mesi, è sempre stato con Uria in ogni momento della sua vita, 24 ore al giorno, qualsiasi cosa facessimo in casa o fuori. Per lui staccarsi da Uria vuol dire perdere il principale punto di riferimento. Logan ha un carattere più forte di Uria, probabilmente ha un ruolo gerarchico più elevato, ma per il momento è l’età ad avere il sopravvento tra loro.
Uria, con l’arrivo di Logan, ha messo in atto azioni che non le avevo mai visto fare. Lei ha una bassissima aggressività mentre Logan comunica molto con il morso. Uria evidentemente lo sa, come lo sa qualunque adulto che comunichi con un cucciolo, e usa questa tendenza di Logan per coinvolgerlo, attirare la sua attenzione e insegnargli ciò che ritiene utile. In due anni e mezzo non ho mai giocato con Uria al “tira e molla” nemmeno con uno straccetto, perché lei si è sempre attivata molto sulla predazione (oggetto in movimento), ma perde istantaneamente interesse quando si tratta di afferrare o di tirare. Dopo l’arrivo di Logan, con mio stupore, ho potuto spesso vedere Uria raccogliere da terra il giochino in corda (stimolo), scuoterlo di fronte a Logan e, una volta afferrato da lui, l’ho vista tirare e sgrullare per stimolare la reazione dell’altro.
Le cure parentali, i giochi e a volte i rimproveri, tutto sta ad indicare che Uria si sta comportando come punto di riferimento di Logan il quale, a sua volta, ha serissimi problemi a staccarsi da lei.
Nei momenti in cui io e Logan riusciamo a lavorare lontani da Uria, avverto intensamente il suo disagio per la separazione da lei e la sua necessità di avere quel punto di riferimento che io ancora non sono appieno. Appena lo richiamo mi dà attenzione, (cosa che non riesco ad ottenere altrettanto facilmente da Uria), ma è per un tempo molto limitato e le sue richieste nei miei confronti si fanno pressanti. Per lavorare lontano da Uria non possiamo stare direttamente a casa ma dobbiamo allontanarci un pochino, quindi già la location non favorisce la tranquillità ma si aggiunge alla separazione da lei e aumenta lo stress. L’attenzione nei miei confronti è istantanea alla mia richiesta, ma si traduce subito in necessità di indicazioni e protezione.
Se c’è differenza tra saltare addosso festosamente e “fare zampe”, quando siamo fuori il suo saltare addosso non è festoso ma è una chiara richiesta di aiuto, come se fosse un “fare zampe” più intenso. Per il momento il lavoro con Logan è fermo ma dolce, nel tentativo di renderlo rassicurante e ottenere un’attenzione meno stressata e più tranquilla. Al contrario, con Uria il lavoro sta diventando più impositivo perché la sua dimostrazione di indocilità necessita di correzione.
Il loro rapporto, comunque, pur essendo un impedimento al lavoro corretto, è bellissimo da osservare. Gli equilibri variano e si rinsaldano con il passare del tempo. Logan sa farsi rispettare, ma Uria si comporta ugualmente da mammina e lui la lascia fare.
Le cure parentali sono, a volte, quasi soffocanti. Uria, che sa di avere vicino un cucciolo che è destinato ad un posto nel branco gerarchicamente più alto del suo, per il momento cerca di imporsi su di lui con continue cure e coccole anche forzate, che le diano per il momento la certezza di essere ancora più importante di lui.
Durante e dopo l’ultimo calore di Uria, il rispetto di Logan nei suoi confronti è aumentato, tanto da cederle il passo durante il pasto se lei vuole cambiare ciotola, cosa che non dovrebbe fare e che io, da mamma umana, dovrei impedirle.
In compenso, pur non dimostrando entrambi quasi mai possessività né sul cibo né su altro, in casi particolari tipo il possesso dell’osso da sgranocchiare (che viene fornito ad entrambi contemporaneamente e sotto sorveglianza umana per evitare scontri), Logan sa chiarire perfettamente a Uria che non sempre è lei a comandare. Zanne scoperte e pochi ma profondi ringhi, gestualità rituali che chiariscono il concetto facendo allontanare Uria con le orecchie piatte sulla testa.
Il piccoletto, ormai fisicamente molto più grosso della compagna, non gliele manda certo a dire!
In tutto questo gioco di equilibri, il mio ruolo è ancora, per alcuni verso, in via di definizione. Uria non può avvicinarsi all’osso di Logan, ma in caso di necessità io posso toglierlo ad entrambi con la massima tranquillità. Il rispetto e la docilità che mi dimostrano in questi casi sono assoluti. Ciò accade, evidentemente, perché la comunicazione da me verso di loro, in questi momenti, è corretta. Sanno cosa voglio fare e io lo faccio con naturalezza, ma con la sicurezza tale da far sì che a nessuno dei due venga in mente di contraddirmi: “Se mamma fa così, sarà perché va fatto!”
I complimenti e le carezze che seguono, sono semplicemente la conferma del mio apprezzamento della loro docilità e loro ne sono felici quindi rispettano le mie decisioni.
Anche i comportamenti di Uria quando sgrido Logan mi fanno capire che, tutto sommato, mi considerano la loro guida, sebbene io non riesca ancora a farmi capire come vorrei. Se mi muovo per casa, loro mi seguono sempre e si sdraiano non appena mi fermo in una stanza. Ma se Logan si comporta in modo troppo irruente, oppure ruba qualcosa dal tavolo e io lo sgrido, Uria parte istantaneamente contro di lui come se dovesse darmi man forte. Se io lo sgrido, anche lei lo sgrida.
Un episodio su tutti: Logan che ruba un pezzo di pane incustodito sul tavolo e corre in giardino; io lo vedo e lo chiamo con tono arrabbiato; Uria parte all’assalto di Logan; io grido “Logan, lascia!” e Uria lo prende per un orecchio tirandolo fino a quando lui non lascia cadere il pezzo di pane e si allontana. Io raccolgo il pane e guardo Uria che, tutta soddisfatta, trotterella a coda alta e mi guarda soddisfatta del proprio operato. Non le interessava la preda di Logan, infatti il pane a terra non l’ha nemmeno degnato di uno sguardo.
Io, con il mio comportamento, le ho fatto capire che Logan stava facendo qualcosa di sbagliato e lei, interpretando il mio tono e i miei comportamenti, ha agito di conseguenza. Non ha interpretato il ragionamento complesso del motivo per cui stavo sgridando Logan, sarebbe un ragionamento troppo articolato, troppo umano.
Il suo comportamento mi ha semplicemente detto che, probabilmente, nella testa di Uria si è susseguito il filo logico: mamma sgrida Logan – io aiuto mamma e sgrido Logan – (cade a terra qualcosa) mamma è più tranquilla – ok, il mio compito è finito.
Quanto ciò sia dovuto all’importanza che il mio ruolo riveste nella vita di Uria non lo so ancora, ma quello che so è che capiscono molto più di quel che ci aspettiamo e, quando non capiscono, è solo perché non ci spieghiamo nel modo giusto.