Il branco per un saarloos
27 agosto 2014
Approfitto di un articolo scritto da un allevatore straniero per una riflessione: quanto conta il branco?
Tanti parlano ancora del concetto di "ansia da separazione", sebbene questa sia uno stato d'animo prettamente umano. L'ansia da separazione presuppone la capacità di spersonalizzare, cosa fattibile solo dall'essere umano. Un animale non sa leggere l’orologio quindi, fatta eccezione per il ritmo cicardiano o per la noia che subentra, nulla può far distinguere un’assenza lunga da una corta.
Anche in natura i cuccioli di lupo vengono lasciati soli quando gli adulti vanno a caccia. I piccoli sanno che non possono seguire i grandi, perché sarebbe per loro troppo pericoloso, e se ne stanno buoni perché sanno che il branco tornerà. La cosiddetta ansia da separazione del cane lasciato a casa (tana) dal suo branco umano è, in realtà, sintomo di qualcos’altro. Ma…
Ovviamente c’è un “ma”.
In natura i cuccioli di lupo rimangono in tana tutti insieme. Quando un lupo, magari già adulto, viene lasciato da solo è, il più delle volte, perché è in procinto di terminare i suoi giorni, è arrivato alla fine del percorso e il resto del branco lo sa. Quindi per un lupo la solitudine dai suoi simili significa rassegnazione alla morte imminente.
Con la selezione umana, nella maggior parte delle razze canine questo particolare ha perso di valore. Alcuni cani lasciati soli tutto il giorno risentono della solitudine, altri meno, ma comunque raramente in modo esagerato.
Il Saarloos non è “solo un cane” (senza alcuna offesa per le altre razze, ci mancherebbe). Quella parte lupina presente in lui, che tanto affascina gli esseri umani, lo porta ad avere assoluta necessità di una controparte canina quale membro del branco. Il branco-famiglia, inteso come componenti umani, è sicuramente di vitale importanza, è la famiglia del saarloos nel senso più affettivo del termine, ma la famiglia umana non potrà mai stare 24 ore al giorno, 7 giorni su 7 con il compagno peloso, un umano non potrà mai dialogare o giocare nel modo lupino.
Un saarloos lasciato tutto il giorno a casa da solo è come un lupo abbandonato dal branco: in procinto di morire.
A queste condizioni, sapendo questo, voi dareste un cucciolo di saarloos a chi non ha altri cani?
L’allevatore da cui scaturisce la riflessione porta ad esempio un fatto vissuto direttamente: un saarloos ormai adulto cercava casa per un riaffido. Consapevole che trovare casa giusta ad un cucciolo non è cosa da sottovalutare, trovarla per un riaffido di un adulto è ancora più complicato in quanto un saarloos con una storia alle spalle ha ancora maggiori esigenze, l’allevatore trova una famiglia disponibile ad accoglierlo in cui è presente una cuccioletta saarloos di 4 mesi. L’adulto è un saarloos molto equilibrato e la cucciola viene descritta come assolutamente tranquilla e obbediente. Ottimo! Via al periodo di prova per testare la compatibilità.
All’introduzione dell’adulto in famiglia la piccola si accende, diventa esuberante, salta, gioca, è tutta pepe. Il saarloos adulto accetta di buon grado la piccola e anche la serenità famigliare. Sembra tutto perfetto, se non fosse che qualche giorno più tardi l’allevatore viene contattato dalla famiglia affidataria: il saarloos adulto viene rispedito al mittente.
Motivazione? La piccola non è più né gestibile né ubbidiente da quando c’è l’altro cane.
Ad un occhio poco sensibile sarebbe potuto sembrare così, l’adulto è stato interpretato come una presenza destabilizzante, ma leggendo le parole dell’allevatore si capisce quanto la piccola ne avesse invece bisogno. Via il grande, la piccola è ripiombata in un evidente stato depressivo che, purtroppo, potrebbe portare serie conseguenze più avanti. In pratica, parole dell’allevatore, l’adulto è stato visto come un problema mentre in realtà era la cura.
Con il tempo i due avrebbero trovato il loro equilibrio e la piccola sarebbe tornata a seguire le direttive del capobranco umano, ma in modo più sereno, avvertendo la completezza del branco.
Purtroppo, invece, al contrario di altri che esprimono disagio in modi plateali, distruggendo, ululando, scappando, ecc., lei esprime il proprio disagio interiore spegnendosi, apparendo estremamente docile ed ubbidiente in attesa, probabilmente, di farsi sentire sonoramente quando sarà più grande.


RISPETTO TRA
PREDATORI
29 Settembre 2014
Oggi vi racconto una delle mie
solite storie di vita con un saarloos (mettetevi comodi).
Nel fine settimana passato abbiamo organizzato la solita fiera
agricola del paese, basata sulla didattica e sull'avvicinamento di
bambini e famiglie a natura e animali all'insegna della conoscenza
e del rispetto.
C'è stato anche il consueto ritrovo tra amici con CLC e nella
giornata di domenica ho portato anche Uria.
Quest'anno Uria, invece di passare il tempo in mezzo agli altri
lupoidi, li ha incontrati solo in alcuni momenti.
Noi eravamo impegnati in uno stand intitolato "piume e squame"
dove, insieme ad alcuni amici falconieri, facevamo conoscere alla
gente animali piuttosto insoliti: rettili e rapaci.
Uria, per evitare il troppo stress della massa di gente, aveva il
suo posticino riparato nel kennel morbido sotto ad un tavolo, dove
nessuno si è mai accorto che ci fosse anche lei.
La cosa particolare è stata il comportamento di Isa, una femmina di
poiana di Harris che era nello stand con noi.
Isa è addestrata alla caccia ed ha un forte istinto predatorio
(come tutti i rapaci).
Vede qualsiasi altro animale come possibile preda e non ha paura di
attaccare qualunque animale anche se molto grosso.
Anche i cani, tutti indistintamente, per lei sono prede.
L'unico cane da lei tollerato è il cane di casa, Bric, un setter
che la accompagna a caccia.
Tutti gli altri cani esistenti, se le passano troppo vicino,
scatenano in lei una reazione prima di segnalazione, di
avvertimento e poi di attacco.
Tutti tranne Uria.
Da premettere che le poiane di Harris sono rapaci, della famiglia
delle aquile, con una struttura societaria che ricalca quasi alla
perfezione quella dei lupi (sono forse gli unici rapaci con questa
caratteristica sociale).
Domenica mattina stiamo scaricando le auto per preparare lo stand e
Isa è già nel tendone quando entro con Uria.
Mi aspetto il solido grido stridulo e le ali aperte, ma
niente.
Incuriosita chiedo lumi a Mirko, il proprietario di Isa, che anche
lui si dice stupito dalla tranquillità di Isa.
Decidiamo che alla prima occasione tranquilla facciamo un po' di
avvicinamento (stessa pratica di "desensibilizzazione" tramite
avvicinamento dolce e graduale che si usa tra rapaci e cavalli per
far conoscere i due animali e poter cavalcare con il rapace in
sella).
Ora di pranzo, la gente nel prato è diminuita.
Io sono con Uria vicino al ring dei CLC, dove c'è poca gente, e
Mirko mi raggiunge con Isa.
Ci mettiamo ad un paio di metri di distanza, Isa sul pugno di Mirko
e Uria al mio fianco seduta sul prato.
La tranquillizzo accarezzandola e rassicurandola a parole.
Lei si guarda in giro tenendo d'occhio la gente distante, è vigile
ma non nervosa.
Isa è tranquilla e anche lei guarda la gente intorno con la stessa
attenzione di Uria, ma tra di loro neppure uno sguardo.
Mirko si avvicina un pochino, Uria dà cenni di nervosismo per
l'umano ma decisamente tollera Isa e il rapace fa
altrettanto.
Quando qualche estraneo intorno si muove, sia il rapace che la
lupetta si mettono in attenzione seguendo l'umano con lo sguardo:
sembra che reagiscano esattamente nello stesso modo.
Si arriva al punto di avere meno di un metro di distanza tra le due
senza che ci sia la minima parvenza di disagio.
Solo quando Mirko, abbassato, fa un passo di troppo in direzione di
Uria e questa scatta in piedi a causa dell'umano, Isa reagisce
segnalando il problema con un grido e ali allargate, ma tutto si
risolve in una frazione di secondo quando Mirko si ferma e le due
si tranquillizzano all'istante.
Come ulteriore prova Mirko cerca di allungare il più possibile il
guanto con Isa in direzione di Uria, ma senza spostare i piedi da
terra: nessun problema, Isa e Uria danno l'impressione di
rispettarsi a vicenda.
Mirko riferisce che è la prima volta in assoluto che Isa tollera un
cane che non sia il "suo cane", è sbalordito.
Avanziamo teorie e quella che ci sembra più plausibile è che Isa
avverta che Uria non è esattamente un cane... è un predatore tanto
quanto lei.
Uria, dal canto suo, conosce i rapaci perché a casa c'è Ul, la
civetta.
Non che questo ci faccia pensare di poter mettere a stretto
contatto questi diversi tipi di animale, non farei mai
l'esperimento, ma è stata un'esperienza che ha fatto riflettere
tutti noi sul tipo di sensibilità estrema che hanno questi
animali.
Mi è tornato in mente quando si chiacchierava delle caratteristiche
estremamente lupine dei saarloos, del fatto che difficilmente
tollerano il disequilibrio e del fatto che i cani sottoposti a
intensa selezione umana in qualche modo manifestano una sorta di
disequilibrio, glielo procuriamo noi.
Penso che anche gli Harris ragionino nello stesso modo, in questo
come in tantissime altre cose che li accomunano ai lupi, quindi
probabilmente sia Isa che Uria faticano a tollerare il
disequilibrio di altri animali ma sono riuscite ad avvertire una
l'equilibrio dell'altra e a rispettarsi.
Sono animali splendidi, estremamente affascinanti e hanno un grado
di sensibilità che dubito potrò mai arrivare a capire fino in
fondo!
Poi mi chiedono: "ma perché non un altro tipo di cane?"
Eh... E come glielo spiego?


E POI… LOGAN
19 novembre 2014
Uria Beothuk Tachunga è nata il 12.12.2012 nel famoso allevamento Tachunga in Germania.
Tachunga è uno degli allevamenti più conosciuti a livello mondiale per i Saarloos.
L’accoppiamento dei genitori di Uria era
studiato per portare una prole sana, esente da qualsiasi malattia
genetica, equilibrata e con un carattere che ricalcasse
perfettamente lo standard di razza.
Una cucciolata tanto perfetta da avere i
cuccioli prenotati da appassionati e allevatori di varie nazioni
ancor prima che fosse fatta la monta.
Noi cercavamo da parecchi mesi il nostro primo
saarloos, ma mai avrei pensato di potermi aggiudicare uno di quei
cuccioli.
Il destino ci aveva già delusi varie volte, non
facendoci trovare l’occasione giusta, il cucciolo giusto, tant’è
che eravamo arrivati a pensare di dirottare i nostri desideri su
un’altra razza, il Cane Lupo Cecoslovacco, ma anche qui, dopo
colloqui, telefonate, viaggi, tutte le cucciolate previste su cui
contavamo erano andate “male”, a suon di monte non riuscite, parti
con un numero di cuccioli inferiore alle aspettative,
ecc.
A posteriori dico: per fortuna! Perché era il saarloos la nostra razza e un ripiego non sarebbe stato la soluzione.
Per fortuna anche perché questo ci ha dato modo
di aspettare Uria, che poi è diventata la beniamina di casa, uno
degli elementi della famiglia di cui non potremmo fare a
meno!
Uria era l’unica di nove cuccioli a non essere stata prenotata, perché era stata scelta come futura riproduttrice dall’allevatrice, quindi sarebbe dovuta rimanere in allevamento per portare avanti la linea di sangue dei suoi genitori.
L’intercessione di un altro allevatore, che aveva già prenotato per sé un maschietto della stessa cucciolata, ha fatto sì che Tachunga acconsentisse a cederci quella palletta di pelo.
Fu così che iniziò la nostra avventura nel mondo Saarloos, esattamente il 10 febbraio 2013, quando la comitiva italiana, camper-munita, ripartiva dalla Germania alla volta dell’Italia con i Tachunga brothers!
Verso settembre 2013 l’idea pressante: bisogna dare un compagno a Uria!
La terranova Emily, ormai provata dall’età, era evidente che stesse arrancando sotto i suoi acciacchi.
Non potevamo permettere che Uria rimanesse sola,
ci voleva una compagnia canina.
Ma che compagnia?
Un altro saarloos era stata la prima idea, ma
non l’unica.
Un cane da canile, poteva essere una bella cosa.
Ma Uria era ancora piccola e l’interazione tra un saarloos e un
cane di un’altra razza non è necessariamente semplice o scontata.
Un cane da canile ha un vissuto quasi sempre triste e complicato,
spesso nebuloso, non è possibile prevederne il comportamento o le
reazioni.
Non saremmo stati in grado di gestire
un’eventuale problema tra di loro.
Altre razze. Ma quali?
Se si decideva di prendere un cucciolo di razza,
allora tanto valeva prendere un saarloos!
Più contenta Uria, più contenti
noi.
Interminabili consulti con tutti i conoscenti nel campo saarloos e poi richiesta di consiglio all’allevatrice di Uria. Chi meglio di lei può conoscere le future cucciolate in giro per l’Europa?
Ma come scegliere una cucciolata? Ok, le basi
della salute e della genetica saarloos le conoscevo, impossibile
cercare coscientemente un saarloos senza informarsi prima su questi
aspetti, ma per Uria, esente da qualsiasi patologia, sarebbe andato
comunque bene qualsiasi maschietto che non fosse strettamente
imparentato, quindi avremmo potuto contattare qualsiasi allevatore
in Europa.
Eh, no! Troppo facile così!
I saarloos in Italia sono pochini e per la maggior parte di linea genetica francese.
C’è qualche tedesco, come Uria e suo fratello, e
un solo tedesco/olandese.
Ma nessun saarloos della linea originaria
olandese.
Uria è esente da tutto, ma la maggior parte
delle femmine presenti in Italia sono portatrici sane di questa o
quella malattia genetica.
Se decidiamo di prendere un saarloos, tanto vale
che sia utile all’allevamento della razza in Italia, che sia anche
lui esente da tutto in modo da essere compatibile con qualsiasi
femmina e magari che porti in Italia il sangue olandese che a noi
manca!
Per la serie: come complicarsi la vita…
L’allevatrice di Uria ci dà un paio di nomi di cucciolate previste che corrisponderebbero alle nostre richieste, una con genitori completamente esenti, l’altra con un genitore portatore sano di una malattia genetica, ma comunque con la possibilità di fare i test genetici a tutti i cuccioli per sceglierne uno eventualmente esente.
Il problema è che sono, ovviamente, cucciolate molto ambite e portare oltre confine un cucciolo olandese non è così semplice, ci sono già tante richieste in patria.
Il primo contatto, a ottobre 2013, è con l’allevamento Baka Inu, nel nord dell’Olanda.
I futuri genitori dei cuccioli sono molto belli,
perfettamente sani ed esenti da qualsiasi patologia
genetica.
I cuccioli nascono e crescono in casa, a
contatto con altri saarloos e con gli amici umani che frequentano
la famiglia.
Il padre non è dello stesso allevamento ma
arriva dall’allevamento Van De Kilstroom, l’allevamento olandese
fondato da Lendeert Saarloos in persona, attualmente gestito dalla
figlia.
I cani hanno ottime caratteristiche e tutte le
analisi e i controlli sanitari possibili, inoltre l’allevatrice ci
tiene a specificare che il suo metodo di allevamento prevede che i
piccoli nascano e crescano in un ambiente famigliare, tranquillo,
rilassato e a stretto contatto con gli umani di
casa.
Sarebbe perfetto e l’allevatrice si dichiara
disponibile a lasciar partire un suo cucciolo per
l’Italia.
Ottimo!
Per scrupolo sentiamo anche il secondo allevamento, questa volta tedesco ma che userà riproduttori di discendenza olandese.
Cani stupendi, tutte le garanzie sanitarie e
disponibilità a far eseguire i test genetici a tutti i cuccioli per
individuare un maschietto eventualmente esente… ma ci sono già
tante richieste ed è molto difficile che nasca una cucciolata tanto
numerosa da soddisfare tutti.
Infatti così accade, da questa cucciolata
nessuna speranza.
Nel frattempo anche la prima allevatrice ci comunica che l’accoppiamento previsto è andato male, la femmina non è rimasta incinta.
Da qui comincia quasi un anno di calvario, più o meno come era stato durante la ricerca del primo saarloos.
Scambi epistolari con tanti allevatori di tutta
l’Europa, tante cucciolate possibili ma poi scartate perché non
avrebbero giovato ai saarloos in Italia.
Qualche colpo di testa, con l’idea di prendere
un cucciolo da qualche accoppiamento caratterialmente un po’
estremo, ma poi testa sulle spalle. Vogliamo fare qualcosa per la
razza? Vediamo di farla bene! Si aspetta e il cucciolo giusto
arriverà!
L’immancabile supporto degli amici allevatori
che gravitano con noi nel mondo saarloos, ci aiuta ad avere
pazienza, pur non abbandonando mai le ricerche.
Passano i mesi e, ad aprile, la terranova Emily
ci abbandona, lasciando in noi un grandissimo vuoto e lasciando
Uria senza la controparte canina.
Il tempo di riprenderci e poi si ricomincia a
cercare con ancora più determinazione.
Uria non può rimanere da sola, se a breve non
dovessimo trovare il cucciolo giusto per la razza saarloos in
Italia, allora ci affideremo al cuore.
Proprio quando stiamo perdendo le speranze di portare il primo saarloos olandese in Italia, a fine giugno arriva un messaggio dall’allevatrice olandese di Baka Inu, la prima che avevamo contattato: è stato fatto l’accoppiamento tra il maschio Van De Kilstroom che doveva diventare papà della cucciolata che ci interessava e la sorellastra della femmina che era stata scelta in origine.
Un accoppiamento, se possibile, ancor più
perfetto di quello previsto originariamente.
Se siamo ancora interessati, nonostante siano
passati 10 mesi dal primo contatto, un cucciolo potrebbe diventare
nostro.
Ma che storia è? Ma il destino cosa ci sta
dicendo?
Nuove ricerche sulla genetica di questa ipotetica cucciolata, scrivo ai soliti amici per chiedere pareri, la nostra esperta in linee di sangue mi conferma l’estrema bontà di questo accoppiamento sia sotto il punto di vista della salute, quello caratteriale, quello genetico e anche che sarebbe una linea di sangue completamente nuova in Italia.
Mi sembra così strano, dopo tanti mesi e tante
ricerche, tornare al punto di partenza che quasi non mi sembra
vero!
Capisco che forse le ricerche sono
finite.
Si parla dell’importanza che avrebbe questo cucciolo per l’allevamento saarloos in Italia, si parla del fatto che con la linea tedesca di Uria, le femmine francesi presenti nel nostro paese e con il piccolo olandesino, avremmo la possibilità di unire il meglio del lavoro che hanno fatto negli altri paesi e creare una linea “italiana” sana ed equilibrata, si parla del futuro dell’allevamento… io che all’allevamento all’inizio non ci avevo nemmeno pensato.
Il 9 novembre 2014, partiamo dall’Olanda, camper-muniti, per tornare in Italia con Baka Inu Linke Loetjes Logan, il nuovo componente del branco-famiglia e primo saarloos olandese in Italia.
Adesso guardo lui e Uria che giocano a tira e molla con uno straccio, che dormono sul divano, che spingono buttandoci giù dal letto di notte e non penso a come andrà l’allevamento saarloos in Italia, penso solo a quanto fosse vuoto non averli avuti con noi finora, a quanto ci mancassero questi due componenti pelosi della famiglia.
Penso che devo ringraziare mio marito e i miei
figli per essere una famiglia di pazzi saarloos-dipendenti. Che
devo ringraziare Stefania, Barbara, Gloria e Serena per
l’indispensabile supporto. Che devo ringraziare Alex per Uria e
Esther e Jan per Logan.
E che il destino, anche questa volta, ha scelto giusto.


IMITAZIONE E SENSIBILITA'
Natale 2014.
Logan ha 4 mesi e si è integrato
perfettamente nella famiglia.
Uria cerca ancora di moderarlo, di
insegnargli quello che può, ma si rende evidentemente conto di
essere un pochino “meno” di lui, di avere un ruolo meno elevato,
quindi fa valere i suoi due anni fino a che il piccolo rimarrà
tale.
Ma Logan cresce in fretta e non ci
sta a fare sempre la parte del piccolo quindi, con estrema
disinvoltura, spesso mette le cose in chiaro con Uria: nulla di
eccessivo, semplicemente a volte è lui a prendere in bocca il muso
di lei o a scoprire le zanne quando lei si fa troppo invadente o
impositiva.
Logan è molto sicuro di sé, calmo e
riflessivo, osserva il mondo che lo circonda con silenziosa
curiosità.
Fa le classiche bravate da cucciolo,
mordicchia quello che trova in giro e ruba le ciabatte, fa le feste
ai membri del branco-famiglia, scopre le meraviglie del mondo con
serenità, è molto fisico e generoso nelle espressioni corporee ma
mai troppo impetuoso o rumoroso, mai sopra le righe.
Come tutti i saarloos, nonostante la
giovane età ha innata un’ottima capacità di osservazione e di
ragionamento autonomo, supportate nel suo caso da uno spiccato
istinto all’imitazione.
Durante il periodo festivo di fine
2014 passiamo tutti molto più tempo a casa, godendoci i momenti di
branco riunito.
Alla sera dopo cena, quando c’è un
pochino di tempo per stare tranquilli guardando un film, io ho
l’abitudine di rilassarmi sdraiandomi sul divano del soggiorno,
appoggiando la testa vicino a mio marito Pier che mi coccola
accarezzandomi i capelli (cosa che mi rilassa
immensamente).
I nostri figli si siedono chi nei
posti liberi sul divano, chi direttamente sul tappeto, chi sulla
sedia al tavolo del soggiorno per usare il PC, in qualsiasi caso
siamo tutti insieme.
Anche i componenti pelosi del branco
si uniscono al relax serale: Logan sale sul divano e si sdraia
immancabilmente dietro la mia schiena, lungo e tirato come
un’acciuga pur di starci, mentre Uria cerca di ritagliarsi un
posticino in mezzo agli umani raggomitolandosi come fosse un
gatto.
Una sera in particolare, Logan fa
capolino da dietro la mia schiena e mi appoggia il muso sopra alla
spalla in direzione di Pier.
Lo scorgo con la coda dell’occhio,
ma è evidente che stia fissando le mani del papà umano che mi
accarezza i capelli.
Rimane fermo in questa posizione per
parecchi minuti, incurante di quello che può accadere
intorno.
Poi Pier si alza e va in
cucina.
Logan si alza a sua volta e va ad
occupare il posto lasciato libero, niente di strano, entrambi i
cani lo fanno spesso di occupare il posto mio o di Pier quando ci
spostiamo sia a letto che sul divano, quasi che cercassero di stare
più vicini a mamma e papà sdraiandosi dove c’è il loro
odore.
Ma poi la cosa strana: sento tirare
i capelli.
Pier, tornato in quel momento dalla
cucina, si immobilizza in piedi dietro al divano e mi sussurra con
aria stupefatta: “Manu, ma ti sei accorta di cosa sta facendo
Logan?!?”
Sposto piano la testa e guardo il
cucciolo mentre con la bocca mi prende una ciocca di capelli e la
tira cercando di imitare il precedente movimento della mano di
Pier, poi la fa cadere, prende in bocca un’altra ciocca e ripete il
movimento.
Io e Pier rimaniamo di
stucco.
Io ci vedo capacità di osservazione quando è rimasto a guardare le carezze di Pier sui miei capelli; curiosità perchè "chissà che strani peli lunghi ha mamma attaccati alla testa!"; capacità di ragionamento perché non ha solo usato la bocca per assaggiare tirandomi i capelli ma ha deciso di ripetere le azioni viste prima.
Insomma… ci vedo
saarloos!

L'ADDIO
23 agosto 2016
Scrivo adesso, a distanza di mesi.
Forse perchè tra due giorni sarebbe stato il suo compleanno... forse perchè finora non sono mai riuscita a fissare davvero in parole che mi sembrano indelebili ciò che è successo.
Nemmeno adesso so se posso riuscirci.
Posso solo copiare quello che ho scritto sulla pagina facebook per spiegare a quanti mi chiedevano notizie.
Logan non c'è più.
Il nostro piccolo grande Logan ci ha lasciati il
16 gennaio 2016, a soli 16 mesi.
Con lui se ne va un pezzo del cuore di tutti noi
in famiglia, grandi e piccoli.
Sono cose per cui non si è mai
pronti.
Logan era parte del branco/famiglia esattamente
come Uria e non importa se i componenti abbiano 2 o 4 zampe... era
uno di noi e il rapporto con lui era particolare e
insostituibile.
Nei mesi successivi sono stati fatti esami e indagini da specialisti per cercare di capire i motivi.
L'Istituto Zooprofilattico di Binago e il Centro
Medico Veterinario Tradate, che ci hanno seguiti in questa brutta
storia, hanno fatto un gran lavoro per capire le cause del decesso
del nostro compagno di avventure.
Sono state riscontrate varie sintomatologie,
alcune sicuramente causa e altre sicuramente conseguenza dello
stato fisico generale.
Stabilire con certezza cosa sia venuto per
primo, non è facile.
Di
sicuro Logan soffriva da parecchio tempo di una
miocardite cronica, un'infiammazione al cuore che non è facilmente
riscontrabile, quindi poteva esserci da chissà quanto.
Dire da dove sia arrivata è impossibile ma, in
quanto infiammazione, non è una patologia a trasmissione
genetica.
Di
sicuro le difese immunitarie di Logan erano basse, un po'
per il problema al cuore, un po' per il calore di Uria che lo
stressava tantissimo, fatto sta che sono subentrati dei batteri,
Escherichia Coli e Staffilococco, con cui tutti noi conviviamo
tutti i giorni ma che, nel suo caso, con difese immunitarie basse,
sono diventati aggressivi.
Nessuno poteva prevedere ciò che è
successo.
Ringraziamo tanto anche l'allevatrice
di Logan, Esther, gli amici Nicki e Jan, che ci sono stati di
supporto alleviando il nostro dolore, e tutti quelli che ci hanno
mandato parole di conforto.
Addio Logan, rimarrai sempre nei nostri cuori!






Vai alla Home Page BARETIUM
TEUTHA

e-mail: baretiumteutha@wildtherapy.it
Tutti i contenuti e le immagini sono di proprietà di Wild Therapy. L'utilizzo da parte di terzi è vietato.
Non siamo commercianti, negozianti nè professionisti del settore ma solo appassionati.